The Italian presence in Albania boosted a huge development of the archeological and historical-artistic research fields, as well as of the architectural experimentation. The volume intends to extensively document the impressive activities carried out by the archaeologists and architects who, often closely, worked in that period. The regime paid a special attention to archeology and architecture, cause of their relevant propagandistic features, involving renowned professionals and frequently reaching outstanding results. Therefore, besides the establishment of big cities regulated by the new urban planning schemes and the imposing infrastructures that radically changed the image of the nation, archaeology tried to justify the Italian presence by reconstructing common origins, ultimately rooted on cultural models provided by Rome

Gli anni della presenza italiana in Albania sono stati fondamentali per la ricerca archeologica, storico artistica e la sperimentazione architettonica. Il volume vuole offrire una sintesi dell’attività degli archeologi e degli architetti che in quel periodo hanno lavorato, spesso anche a stretto contatto. Archeologia e architettura sono le discipline a cui il regime ha posto più attenzione anche per il loro apporto propagandistico, ma nel contempo si sono avvalse di interpreti notevolissimi per impegno e sforzo produttivo. Così accanto alle grandi città, che sorgono con nuovi piani regolatori e alle imponenti infrastrutture che hanno cambiato il volto alla nazione, l’archeologia cerca di giustificare la presenza italiana attraverso la ricostruzione di comuni radici storiche, unificate da una partecipazione della regione ai modelli culturali imposti da Roma. Come già sperimentato in altre regioni del Mediterraneo, archeologi e architetti hanno lavorato insieme nella ricerca archeologica che era sempre accompagnata dallo studio dei monumenti e da un importante apparato grafico. Le ricerche degli Italiani, Luigi Maria Ugolini per primo, hanno riguardato l’Albania dalla preistoria all’età bizantina e interessato in particolare il sito di Phoinike e quello di Butrinto. L’ingegnere Dario Roversi Monaco, l’architetto Carlo Ceschi e il pittore Igino Epicoco sono i maggiori responsabili dell’importante apparato grafico che corredava il lavoro degli archeologi. Accanto all’attività archeologica fu posta particolare attenzione alla tutela e alla conservazione. Il restauro del castello di Butrinto è forse l’operazione più importante a cui si affiancava quella della creazione di Musei e di antiquari per l’esposizione dei reperti. L’attività condotta in Albania da ingegneri e architetti italiani a partire dalla prima metà del Novecento è documentata da un gran numero di edifici, opere di ingegneria e pianificazioni urbane. A partire dal 1925 le relazioni con l’Italia divengono sempre più consistenti, grazie anche all’istituzione della Società per lo Sviluppo Economico dell’Albania (SVEA), che realizza infrastrutture in tutto il paese in collaborazione con ditte italiane. In questa prima fase sono attivi architetti italiani, quali Armando Brasini e Florestano Di Fausto, che rinnovano la capitale Tirana e l’importante porto di Durazzo. Dal 1939 al 1943 l’Ufficio Centrale per l’Edilizia e l’urbanistica d’Albania, diretto dall’architetto fiorentino Gherardo Bosio cura la realizzazione di piani regolatori in numerosi centri dell’Albania, mentre l’attività di Bosio potenzia la monumentalità di Tirana attraverso la realizzazione di importanti complessi pubblici. Aspetto peculiare dell’attività degli Italiani in Albania è stata la divulgazione e la propaganda. Gli strumenti della propaganda erano numerosi e di specie diversa, dai giornali ai cinegiornali e al cinema fino ad arrivare alle numerose attività di divulgazione che archeologi e architetti tenevano in varie parti del mondo attraverso interventi e conferenze. Lo scopo era quello di mostrare un’Albania moderna che condivideva con l’Italia una salda cultura romana. Si trattava di costruire un’immagine mediterranea dell’Impero in cui l’Albania potesse partecipare a pieno titolo. Tra le azioni più significative di questa propaganda sono la realizzazione della Crociera Virgiliana, che ripercorreva le orme di Enea, e le grandi esposizioni, la Fiera del Levante a Bari e la Mostra Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare a Napoli, in cui l’Albania è riproposta attraverso i suoi grandi miti Enea e Scanderberg. Una parte importante ha avuto il DISTATPUR che, diretto da Francesco Tagliarini, si occupava dello sviluppo turistico dell’Albania e che operava sul territorio. La rivista Drini è stato forse uno dei più importanti mezzi per la divulgazione del patrimonio artistico albanese.

La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca archeologica, la conservazione, le scelte progettuali / Belli Pasqua, Roberta; Caliò, Luigi Maria; Menghini, Anna Bruna. - (2017), pp. 1-708.

La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca archeologica, la conservazione, le scelte progettuali

Menghini, Anna Bruna
2017

Abstract

The Italian presence in Albania boosted a huge development of the archeological and historical-artistic research fields, as well as of the architectural experimentation. The volume intends to extensively document the impressive activities carried out by the archaeologists and architects who, often closely, worked in that period. The regime paid a special attention to archeology and architecture, cause of their relevant propagandistic features, involving renowned professionals and frequently reaching outstanding results. Therefore, besides the establishment of big cities regulated by the new urban planning schemes and the imposing infrastructures that radically changed the image of the nation, archaeology tried to justify the Italian presence by reconstructing common origins, ultimately rooted on cultural models provided by Rome
2017
978-88-7140-799-9
Gli anni della presenza italiana in Albania sono stati fondamentali per la ricerca archeologica, storico artistica e la sperimentazione architettonica. Il volume vuole offrire una sintesi dell’attività degli archeologi e degli architetti che in quel periodo hanno lavorato, spesso anche a stretto contatto. Archeologia e architettura sono le discipline a cui il regime ha posto più attenzione anche per il loro apporto propagandistico, ma nel contempo si sono avvalse di interpreti notevolissimi per impegno e sforzo produttivo. Così accanto alle grandi città, che sorgono con nuovi piani regolatori e alle imponenti infrastrutture che hanno cambiato il volto alla nazione, l’archeologia cerca di giustificare la presenza italiana attraverso la ricostruzione di comuni radici storiche, unificate da una partecipazione della regione ai modelli culturali imposti da Roma. Come già sperimentato in altre regioni del Mediterraneo, archeologi e architetti hanno lavorato insieme nella ricerca archeologica che era sempre accompagnata dallo studio dei monumenti e da un importante apparato grafico. Le ricerche degli Italiani, Luigi Maria Ugolini per primo, hanno riguardato l’Albania dalla preistoria all’età bizantina e interessato in particolare il sito di Phoinike e quello di Butrinto. L’ingegnere Dario Roversi Monaco, l’architetto Carlo Ceschi e il pittore Igino Epicoco sono i maggiori responsabili dell’importante apparato grafico che corredava il lavoro degli archeologi. Accanto all’attività archeologica fu posta particolare attenzione alla tutela e alla conservazione. Il restauro del castello di Butrinto è forse l’operazione più importante a cui si affiancava quella della creazione di Musei e di antiquari per l’esposizione dei reperti. L’attività condotta in Albania da ingegneri e architetti italiani a partire dalla prima metà del Novecento è documentata da un gran numero di edifici, opere di ingegneria e pianificazioni urbane. A partire dal 1925 le relazioni con l’Italia divengono sempre più consistenti, grazie anche all’istituzione della Società per lo Sviluppo Economico dell’Albania (SVEA), che realizza infrastrutture in tutto il paese in collaborazione con ditte italiane. In questa prima fase sono attivi architetti italiani, quali Armando Brasini e Florestano Di Fausto, che rinnovano la capitale Tirana e l’importante porto di Durazzo. Dal 1939 al 1943 l’Ufficio Centrale per l’Edilizia e l’urbanistica d’Albania, diretto dall’architetto fiorentino Gherardo Bosio cura la realizzazione di piani regolatori in numerosi centri dell’Albania, mentre l’attività di Bosio potenzia la monumentalità di Tirana attraverso la realizzazione di importanti complessi pubblici. Aspetto peculiare dell’attività degli Italiani in Albania è stata la divulgazione e la propaganda. Gli strumenti della propaganda erano numerosi e di specie diversa, dai giornali ai cinegiornali e al cinema fino ad arrivare alle numerose attività di divulgazione che archeologi e architetti tenevano in varie parti del mondo attraverso interventi e conferenze. Lo scopo era quello di mostrare un’Albania moderna che condivideva con l’Italia una salda cultura romana. Si trattava di costruire un’immagine mediterranea dell’Impero in cui l’Albania potesse partecipare a pieno titolo. Tra le azioni più significative di questa propaganda sono la realizzazione della Crociera Virgiliana, che ripercorreva le orme di Enea, e le grandi esposizioni, la Fiera del Levante a Bari e la Mostra Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare a Napoli, in cui l’Albania è riproposta attraverso i suoi grandi miti Enea e Scanderberg. Una parte importante ha avuto il DISTATPUR che, diretto da Francesco Tagliarini, si occupava dello sviluppo turistico dell’Albania e che operava sul territorio. La rivista Drini è stato forse uno dei più importanti mezzi per la divulgazione del patrimonio artistico albanese.
Albania; archeologia italiana; architettura italiana; storia dell'archeologia; Butrinto; Phoinike; Apollonia; Byllis; Luigi Maria Ugolini; Dario Roversi Monaco; Carlo Ceschi; Igino Epicoco; Pirro Marconi; Domenico Mustilli; Claudio Pellegrino Sestieri; fotografia archeologica; rilievo archeologico; Armano Brasini; Florestano Di Fausto; Gherardo Bosio; SVEA; Tirana; Fiera del Levante; Bari; Napoli; Mostra Triennale delle terre d'Oltremare
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca archeologica, la conservazione, le scelte progettuali / Belli Pasqua, Roberta; Caliò, Luigi Maria; Menghini, Anna Bruna. - (2017), pp. 1-708.
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